Prendo spunto da due articoli pubblicati recentemente in rete per tornare su argomenti già trattati sul blog che mi interesasno particolarmente. Il diritto d'autore di cui parla PI e le nuove strategie di ditribuzione musicale di cui parla Stacktrace.
Su Punto Informatico si commenta la lettera di Mazza (presidente FIMI) a Rutelli. Mazza si richiama al Made in Italy per sollevare perplessità su possibili azioni del governo che mirino a cambiare la legge sul diritto d'autore. Nel caso in cui in Italia si facesse una legge più libertaria rispetto agli altri paesi ci troveremmo svantaggiati nel difendere i nostri prodotti.
Quale sarebbe la strategia per difendere la musica italiana? Non ne parla ovviamente. Però invita ad essere più severi nei confronti dei pirati, senza chiarire se pirata è un privato che scarica qualche canzone o chi mette in vendita migliaia di cd taroccati.
Mazza afferma che si tende a non dar peso al fenomeno del download illegale viste anche le uscite di alcuni parlamentari. Di sicuro non è scusabile, ma non è certo affidando alle major il compito di scovare i pirati che si debellano (vedi proposta di Sarkozy).
Ma gli artisti italiani sono così in crisi? Cosa se ne fanno di tutti i soldi raccolti dalla SIAE? E dell'equo compenso che equo non è se sui CD metto le mie foto fatte in vacanza? E dei fondi destinati al cinema (ad esempio) per produzioni che non si sentono neanche nominare?
E tutti i soldi delle suonerie per telefonini?
Mi sembra che come al solito di fronte all'incapacità di innovarsi si tenti di difendere strenuamente la posizione acquisita senza pensare al futuro.
E qui mi collego all'articolo di Stacktrace che illustra quali sono i nuovi modelli di distribuzione discografica e si domanda quali saranno vincenti.
Con la diffusione di internet si è passati dalla distribuzione fisica (vinile, cassetta, cd) a quella digitale. Dando per scontato che cd e vinili resteranno un prodotto per soli appassionati, la partita si gioca on-line. Infatti sul web si possono proporre tipologie di acquisto nuove. Eliminare i costi di distribuzione riducendo il prezzo per l'utente. Vendere le tracce di un album separatamente. Dare la possibilità di ascoltare prima di acquistare.
Ci sono anche svantaggi per l'utente. La qualità è inferiore. Non si hanno gli extra del supporto fisico (vedi booklet anche se sono sempre più scarni). E hai il limite di non poter duplicare il brano e ascoltarlo sul pc, sul lettore portatile, in auto, dove vuoi per via del DRM.
Come si fa allora a conquistare il mercato? iTunes è per ora leader ma nuovi player si affacciano proponendo lo stesso tipo di business (Amazon e presto Nokia): accordi con le major, prezzi fissi tutti uguali e nessuno si calpesta i piedi.
Ci sono i siti alternativi; non quelli russi che non rispettano le regole, ma per esempio eMusic che fa pagare un forfait per scaricare un numero fisso di canzoni al mese. Oppure Magnatunes che parte da un minimo di 5$ ad album ma lascia libertà di offrire di più (tipo Radiohead). Ne risulta che la media è di 8$. Ancora più alternativo Amie Street che fa partire i brani da zero per poi farli aumentare via via che aumenta il numero di download. In questo caso viene premiato che punta sulle novità (e questo mi piace).
Qual è il limite per questi siti? Secondo me se non hai un vasto catalogo di brani di autori famosi che ti garantisce delle entrate fisse fai fatica a restare in piedi. Non è detto però che con il diffondersi della rete cambi il modo di far arrivare le novità musicali alle orecchie di tutti e quindi si aprano porte nuove. Al momento gli appassionati la musica se la vanno a cercare, ma con internet è più facile perciò mi auguro che diventi lo strumento principale di promozione e di riflesso possa favorire i modelli di distribuzione più all'avanguardia (senza dimenticare gli amanti del supporto fisico come me).
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