Ho trovato interessante leggere le risposte agli utenti di Beatport date dal suo CEO e fondatore Jonas Temple.
Vi invito a leggerle se anche voi lo usate o siete acquirenti di musica digitale.
Alcuni passaggi interessanti:
- Comprare tracce digitali online non dà le stesse sensazioni di essere in negozio, cercare fra i tanti vinili presenti, ascoltarli, avere i consigli del negoziante.
- Un problema dell'acquisto online è il filtro imposto dalle varie licenze nazionali. Nel mondo reale in effetti la distribuzione segue regole nazionali (anche se gli import sono sempre esistiti) mentre è strano non poter comprare tracce digitali online a causa di retrizioni territoriali.
- In futuro avremo forse la possibilità di avere tutti i file acquistati online senza doverli portare in giro per il mondo, basta collegarsi.
- Beatport non vuole competere con iTunes, è un servizio diverso, rivolto a un pubblico diverso, con un prezzo diverso. Ed è sempre stato drm free.
- Nonostante la possibilità di pubblicare direttamente i dischi, Beatport non intrattiene rapporti diretti con gli artisti, ma passa dalle etichette, rispettando giustamente i ruoli.
2 commenti:
Che senso ha il mercato globale se poi esistono delle regole a livello nazionale?
Nel modello tradizionale le etichette rilasciano le licenze ai distributori in mercati separati. Ciò significa che un disco esce in UK e poi se va bene magari penso di venderlo in Germania appoggiandomi al distributore tedesco e così via negli altri paesi. Una volta passavano mesi, se non anni prima di far uscire un disco in certi posti.
Nel tempo quindi si sono consolidate partnership fra etichette e distributori che si cercano di mantenere.
Infatti adesso i film di Hollywood possono uscire in contemporanea in tutto il mondo e lo stesso vale per certi dischi.
Ma Beatport si comporta come un distributore tradizionale. Perciò se io etichetta voglio vendere in vinile in Italia e in mp3 nel resto del mondo, darò a Beatport la licenza per tutti tranne l'Italia.
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